L’Alfa Romeo Giulia 1,3 Super del 1973
L’Alfa Romeo ha sempre rincorso la qualità e l’affidabilità delle proprie vetture. Se le prestazioni meccaniche erano un dato certo e sempre in continua evoluzione, la qualità era un obiettivo costantemente presente nei programmi di produzione, anche perché evidentemente non ci si accontentava mai. Risultati concreti, in termini di qualità si raggiunsero con l’ultima serie della Giulia (la Nuova Super) e contemporaneamente con la 2000 berlina, entrambe vetture qualitativamente superiori. Poi la formidabile Alfa 75 nacque già perfetta, mentre l’Alfa 90 raggiunse la sua eccellenza con la 2a serie. Programmi ambiziosi riguardarono anche l’Alfa 33 (del 1983), la cui qualità raggiunse il massimo con l’acquisizione dell’Alfa Romeo da parte della Fiat. Anche l’Arna rappresentò sin dagli inizi un programma di alta qualità.
I risultati ottenuti non erano conseguenza solo della scelta dei materiali, ma anche delle tecniche di produzione adottate, che venivano già sviluppate durante la fase di progettazione di ogni singolo modello. Gli standard qualitativi erano monitorati lungo la catena di montaggio, mentre poi, il corretto funzionamento di ciascuna vettura era garantito dalla rete ufficiale di assistenza. Chiaramente l’ultima parola spettava al fortunato Alfista che faceva uso quotidiano dell’auto.
Con il trascorrere degli anni la validità delle teorie adottate e delle previsioni fatte in sede di produzione si riscontravano nello stato d’uso dell’auto, in altri termini un riscontro reale alle scelte fatte durante la progettazione e la produzione trovava rispondenza nelle condizioni dell’auto a fine carriera.
Una testimonianza in tal senso è la Giulia 1,3 Super del 1973 che presentiamo nelle immagini in evidente stato di abbandono dopo il normale periodo d’uso. E’ utile osservare che sono trascorsi circa trentacinque anni da quando l’auto è stata prodotta a quando è stata ritratta.
Se questa Giulia, dopo essere stata dismessa dal normale uso, fosse stata ricoverata al coperto in un luogo asciutto, allora sarebbe stata oggetto di un restauro conservativo. Resta un’auto comunque recuperabile con interventi più radicali.
Tuttavia, ritornando al discorso della qualità costruttiva, questa Alfa “ha retto bene” all’incuria, infatti ci sono delle zone di ruggine passante nelle zone tipicamente a rischio, mentre il resto della carrozzeria ha conservato le caratteristiche d’origine. Anche gli elementi esterni hanno retto bene al tempo. Gli interni sono come Alfa ha creato, ma ci sono zone in condizioni estreme come il cruscotto e gli schienali dei sedili anteriori.
Resta il fatto che anche da queste immagini, l’Alfa Romeo ha avuto ragione già prima di aver raggiunto gli obiettivi qualitativi che si era prefissati.
Eugenio Avitabile