La Flaminia della Polizia di Stato ad Avellino
Questa importante presenza in Irpinia è stata voluta dal nuovo questore di Avellino, il dott. Pasquale Picone, mentre il Vice Sovrintendente della Polizia di Stato, Fortunato Tropeano, ha avuto la responsabilità del trasporto e dell’esposizione della vettura durante i festeggiamenti che si sono svolti presso il Teatro Gesualdo. Il Vice Sovrintendente (che vediamo in foto con l’Ispettore Raffaello Iannuzzi) è stato anche l’unico a mettersi al volante della prestigiosa Lancia.
Avellino e l’Irpinia, negli anni sessanta, hanno visto in attività diverse Flaminia, nelle versioni berlina, coupé, Gran Turismo, convertibile e sport, questo era il riflesso di quanto avveniva su scala nazionale, quando ad usare le Flaminia erano ministri, industriali e professionisti. La Flaminia riusciva a tenere testa, sul piano dell’immagine, anche alle Ferrari e alle Maserati per restare in ambito nazionale. Ancora oggi il “Garage del Quirinale” ha in gestione due Flaminia 335 “Presidenziale” (costruite in soli quattro esemplari fra il 1960 e il 1961), dette Belvedere e Belfiore, che puntualmente vediamo singolarmente in attività alla proclamazione di ogni nuovo Presidente della Repubblica. Ma la particolarità della berlina esposta ad Avellino dalla Polizia di Stato è la livrea grigioverde, la stessa che negli anni sessanta vestiva le Giulia dell’Alfa Romeo e le altre vetture di marca rigorosamente italiana che affollavano i garage e le officine delle questure.
La Flaminia, al momento della sua presentazione (Salone di Ginevra del 1957), raccoglieva il testimone da un’altra Lancia che aveva lasciato il segno, l’Aurelia.
La vettura esposta ad Avellino è una Flaminia 2a serie prodotta dal 1961 al 1963, tipo vettura 813.10, dotata di un motore a V di 60° (come nella migliore tradizione Lancia) di 2.458 cc..
Alla Polizia di Stato, nel normale periodo di produzione della berlina, furono destinate diverse vetture utilizzate sia per rappresentanza che per servizio di scorta, non tutte però furono segnate dalla livrea grigioverde, infatti alcune di esse meglio si mimetizzavano nelle tradizionali e più conformi livree tipiche della Casa torinese.
Eugenio Avitabile